
È venerdì, penso di passare il fine settimana a mettere a posto i progetti. Ma Iole mi trascina nella comunità romana della Collina del Barbagianni. E non posso rifiutare. Per quanto importanti i miei progetti non valgono neppure l’ombra di un matrimonio che dopo sedici anni di convivenza si deve ancora celebrare. Così la seguo.
È incredibile scoprire come dentro il raccordo anulare sia ancora possibile trovare spazi così ampi di verde. Piane coltivabili. Ettari di terra da seminare. Dal cemento delle palazzine in costruzione e dall’asfalto appena rimaneggiato di via Nomentana, con poche svolte ci troviamo in una stradina di ghiaia bianca e si apre in tutta la sua bellezza la villa delle Venerine. Poco più avanti, le case della comunità.
Il parco è attrezzato con giochi per bambini: altalene, anelli, porte, canestro e scivolo. Ma la cosa che attira l’attenzione di Francesco è il grande elastico per i salti. Dentro due bambini già vi schiamazzano. La prima a venirci incontro è Chiara, architetto. Anche lei ha due bimbi. Poi conosciamo un geometra, un medico, un contadino, due suore. E poi tutti gli altri.
Sono ventidue persone che vivono in comunità di beni e di spazi, seguono i dettami di Bruno Volpi. Sono un nucleo dell’associazione Mondo di Comunità e Famiglia.
Motore ed essenza di questa associazione è la convinzione che le persone e le famiglie, valorizzando la loro diversità, se cammineranno verso la realizzazione della propria vocazione, in un contesto di fiducia, accoglienza, sobrietà, solidarietà, condivisione, responsabilità, realizzeranno un altro modo di vivere che le renderà felici così da contagiare chi sarà loro vicino. Ripeto quel che è scritto sul loro volantino. Vivono all’interno di questa grande struttura di proprietà della chiesa.
Mi stupisco di quando sia straordinario vivere come fratelli tra i nostri fratelli. Conosco Lia e Mauro che insegnano a Francesco a danzare sulle parabole del Vangelo. E lui sembra riuscirci e capire ogni passo meglio di quanto riesca a me. E poi scambio molte idee con Giuseppe e con il suo cane Semola. Giuseppe è un formatore olistico e ci invita in un fantastico viaggio. Un percorso attraverso quattro pertugi. Luoghi per vedere l’isola sconosciuta che è in noi. E che partirà da noi. Verso noi. Ne rimango tanto entusiasta da accettare.
Ma la cosa che più mi colpisce, più della gestione di una economia in comune, più della gestione di spazi in comune, più della gestione di una genitorialità diffusa. Quel che più mi colpisce è che raramente mi è capitato di vedere Francesco inserirsi con tanta facilità fra bimbi, adulti, cani gatti, papere, caprette e altri animali.
Ne parlo con Iole al ritorno in automobile. È un po’ più di un pensiero.