La vita è fatta di relazioni. Almeno la mia vita. E questo libro sembra parlare di un’unica relazione, fra l’altro di appena tre mesi. Breve e intensa. Tutta privata. Un padre e un figlio, nient’altro. Un padre che vorrebbe dire migliaia di cose e un figlio che non può parlare, chiuso in un’incubatrice. Neppure sorride, fatica perfino a respirare. Il figlio che nessun padre vorrebbe mai. Una relazione a senso unico e pure malata.
Ma un libro in verità è fatto di molto altro. Per questo ho sentito l’esigenza di aprire una pagina chiamata storia di un libro. Per raccontare – quando ne ho voglia e senza il rispetto di alcuna cronologia – delle persone, degli incontri e dei momenti che hanno dato una forma a questo libro. Può essere interessante a volte ripercorre la strada che si è appena fatta. Così, andando a leggere fra le pagine spaginate della memoria.
Bei ricordi, (dopo) perfino quelli brutti.
Ingiullo mi telefona e mi ringrazia per l’ospitalità offerta a Roma. Io gli ripeto che ogni volta che ha bisogno di uno spazio per sé o per un amico a Roma deve scegliere casa mia altrimenti mi offende! Lui sorride, poi gli dico che mi ha chiamato Anna. «Anna chi?» «Lupanna!» «Oddio! E come sta?»…
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A mezzanotte e tre minuti arriva la telefonata di Anna. Correttamente Lupanna. Oppure, detto in confidenza tra noi, Anna la pazza, ma non ditelo a lei. È tanto che non la sento. Mi fa piacere, nonostante l’orario. Gli dico che ho ospitato Ingiullo: sono stati cari amici, forse anche intimi per un certo tempo. «Oh,…
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Ho fissato un incontro con una delle più importanti agenzie letterarie in Italia e nessuno oltre me e Mariavittoria Puccetti sa dell’esistenza del mio anatroccolo. Non mi sembra possibile. È perdente. Lo so che è perdente. Devo arrivare all’agenzia Bernabò almeno dopo aver avuto un confronto con qualcuno. Devo andare lì che ho scambiato idee,…
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Ripenso a Santachiara. In verità non mi piace essere rifiutato. Non piace a nessuno, immagino. La vera sofferenza è che continuo a non riuscire a mostrare il mio anatroccolo. Sta diventando una frustrazione. Io accetto volentieri di perdere, ma voglio perdere dopo aver giocato, magari male: ma giocato. Mi ricordo qualcosa di simile una volta…
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Rapida ricerca in internet. Le migliori agenzie letterarie italiane sono tre. La ALI, Roberto Santachiara e Luigi Bernabò. Non so se esattamente in quest’ordine. Scrivo all’agenzia Santachiara. Poche righe, poca convinzione. Nella mia ricerca ho capito che l’agenzia letteraria è qualcosa che si “frappone” fra te e l’editore. La mia peggiore esperienza di vita è…
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Un editore. È un’idea. Non mi convince, ma molte delle idee di Simona Sacchi che non mi convincono si sono rilevate illuminanti. Ci provo. Ma io so poco o nulla di editoria. E poi non so se veramente voglio dare il mio anatroccolo in pasto agli altri. Ho già paura a volte a leggerlo io.…
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L’uovo è rimasto nella cartellina rossa su cui avevo segnato Sei nato ieri. Nascosto al mondo e soprattutto a me stesso per quasi tre anni. Ma so che da quel recinto prima o poi l’anatroccolo mi avrebbe chiesto di uscire e io avrei dovuto trovare il coraggio di assecondarlo. Sì, ci sarebbe stato un giorno che avrei chiamato oggi e avrei tolto quel testo dal suo recinto per poi decidere cosa farne.
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29 agosto 2013, ore 16.55 Ho passato l’intera notte a cercare di capire. Inutilmente. Cioè, ho scritto un testo che parla di me e di mio figlio. Una specie d’anatroccolo, che non sa dove andare. Non mio figlio, il testo. Cioè che farne di tutte queste parole? Poi mi sono ricordato che il modo migliore…
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29 agosto 2013, ore 4.10 L’ho riletto più di una volta. Mi piace. Forse non sono uno scrittore, ma ho scritto qualcosa che mi piace. Molto. Mi fa stare bene. Riguarda mio figlio. Ho impiegato tre giorni. Lo stesso tempo che impiega un anatroccolo ad uscire dall’uovo. Ma la domanda resta una sola: che farne?…
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