Ho conosciuto Roberta durante una meravigliosa e gustosissima cena vegetariana e per celiaci. Mi è parso incredibile che fra tante “costrizioni” si riuscisse a esaltare in modo equilibrato i sapori di ogni portata. Solo in un secondo tempo ho capito che oltre a esserne l’organizzatrice Roberta ne era anche l’autrice (la cuoca) e allora quando mi ha chiesto un’intervista non ho potuto dirle di “no”. E mai scelta fu più fortunata. E’ talmente brava anche con le domande e le riflessioni, ecco l’intervista integrale. Buona Lettura. [df]
Dario, il suo romanzo sta diventando un vero e proprio caso letterario: è entrato nella rosa dei 5 finalisti del premio Maria Cristina di Savoia, sta per essere tradotto in francese e in tedesco e sono stati venduti anche i diritti cinematografici. Il suo blog conta migliaia di visite mensili …qual è secondo lei il motivo di tanto interesse?
Credo che risieda nella motivazione intrinseca del libro: la mia necessità disperata di capire mi ha portato a mettermi brutalmente a nudo, a fare i conti con i sentimenti che il mio dramma mi provocava. Il successo è probabilmente legato al fatto di aver messo su carta sentimenti ed emozioni comuni a tanti e di cui però non si riesce a parlare. La vergogna, la rabbia, il dolore, la paura, sono sentimenti che si temono. Io, con il racconto della mia fragilità, credo di aver aiutato altri ad aprirsi, ad accettare i propri sentimenti come legittimi e quindi ad affrontare i propri drammi personali.
Ma come nasce l’idea del libro?
Da una mia esigenza personale: quella di capire quello che mi stava accadendo. Non ero preparato all’arrivo di un figlio prematuro e per giunta con la sindrome di Down. Avevo bisogno di fissare i mille pensieri – svela lo scrittore – che in quei giorni mi attraversavano prepotentemente la testa. Dovevo capire, capire come uscirne, come aiutare quel futuro uomo che vedevo al di là del vetro. Ho iniziato a scrivere per fissare quegli attimi intensi. Successivamente per una serie di circostanze – prosegue – anche fortuite, il testo è stato letto da alcuni editor ed è arrivato al direttore editoriale della Salani: Mariagrazia Mazzitelli; lei mi ha convinto che quella che a me sembrava una storia personale, era in realtà una storia universale.
Un figlio cambia sempre la vita. Cosa è cambiato in lei con l’arrivo di Francesco?
Svolgo una professione che mi porta a calcolare rischi e benefici, a risolvere i problemi e questo mi ha reso pragmatico e decisionista. Francesco con la sua nascita prematura e la sindrome di Down – afferma Fani – mi ha costretto a rivedere i miei schemi mentali e a rileggere le cose con altre chiavi di lettura. Mi sento meno sicuro e più aperto verso l’esterno. Più permeabile. Certamente cresciuto e arricchito.
Se dovesse riscrivere il suo diario-racconto alla luce dell’esperienza maturata sino ad oggi, cosa cambierebbe?
Forse la prima parte, mi viene da pensare: quanto tempo ci ho messo ad accettare questo figlio? Ma ovviamente il Dario di oggi non è quello di allora.
Il libro infatti rende molto bene il disagio e la sofferenza di un uomo che vede sgretolarsi i parametri su cui aveva costruito la sua figura di padre.
Si trattava del mio primo figlio e come tutti i padri desideravo che mi superasse, sono stato una seconda nazionale di scacchi e pensavo lui potesse diventare una prima, riponevo in lui dei sogni che io non avevo realizzato. Improvvisamente, qualcuno con il camice bianco mi trascina in un pozzo di angoscia, mi elenca tutti i “limiti” e i problemi della nuova realtà.
Una situazione decisamente difficile da accettare.
Già ed ora mi chiedo cosa è stata la mia vita prima dell’arrivo di Francesco!
Nel suo romanzo, il ruolo della mamma è abbastanza in ombra, cosa alquanto strana trattandosi di un romanzo che ruota tutto intorno alla nascita di un bimbo.
E’ stata in parte una scelta editoriale. Del resto, il libro è il racconto di un percorso drammatico – spiega a Visum – che ho vissuto in completa solitudine: non potevo parlare di Francesco con nessuno fino a che non ne avessi parlato prima con la madre che però ha avuto bisogno di tempo per riprendersi da un cesareo impegnativo. Inoltre non volevo banalizzare quello che è stato il cammino di accettazione e amore della mamma, certamente diverso dal mio, ma ugualmente profondo.
Il romanzo ha un happy end che pero’ non sembra scontata, anzi.
Infatti. Il mio happy end è la fotografia di un momento, tutto può ancora cambiare. Si può considerare il mio punto di partenza, il percorso da seguire, un desiderio di ciò che vorrei. Dopo l’accettazione, ora guardo con amore – confessa – serenamente avanti e mi immagino la vita che vorrei per me e per mio figlio. Il libro, del resto, mi fornisce numerose opportunità di confronto con persone e realtà meravigliose, che neanche immaginavo prima della nascita di Francesco e dell’esistenza del libro. Le crisi, la sofferenza, portano sempre a dei cambiamenti – conclude – permettono di attingere le energie, rimescolano le carte.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Per ora continuo a presentare il libro, seguire il blog, incontrare persone. L’idea di società spenta e sopraffatta che appare nei telegiornali è ben lontana dalla verità: nonostante i problemi reali, le persone che incontro hanno tanta voglia di cambiamento e si stanno organizzando. Sono ottimista, c’è veramente tanta energia in giro.
di Roberta Ferruti
articolo tratto da: http://www.visumezine.com/libri/incontro-con-lo-scrittore-dario-fani