Il libro è… un autobus affollato
Un libro non è solo un libro… è tante cose e soprattutto tante persone. Diversamente da quel che qualcuno crede lo scrittore non è mai solo.
O meglio, finché si scrive si può rimanere nella prigione dorata della propria intimità. Ma appena si decide di pubblicare – che ho scoperto è cosa diversa dallo scrivere – si finisce su un autobus affollato di gente.
Tutta la tua vita si mescola con quella degli altri, ed è la cosa meravigliosa dell’intero processo di pubblicazione: contaminarsi. Ti ritrovi in un vortice di incontri. Gente, persone.
Qualcuna ti spinge da una parte (l’editor della tua agenzia letteraria), qualcuna ti spinge da un’altra (il tuo editore), qualcun altra ti suggerisce di aspettare e sedere (la tua amica psicologa), una ti dice di lasciare tutti i commenti lontano da te (il critico letterario a cui hai deciso di far leggere il racconto), un’altra insiste nel fatto che tu aggiunga delle cose che occorre necessariamente dire (la tua amica del cuore), mentre c’è invece chi insiste perché tu ti metta a limare, smussare e togliere e togliere ancora le cose dal tuo testo (l’editor della tua casa editrice).
Ovunque nel tuo autobus trovi qualcuno, con qualche sua idea. Vuoi o non vuoi… trovi un contatto, una spinta, un suggerimento, uno strattone, uno sguardo. Ancora e poi ancora. Non solo i professionisti… tuo fratello, la tua compagna, un amico prezioso e importante…
Potete non crederci, ma per tutte queste suggestioni, per le elisioni, per le soste, per i suggerimenti e perfino per le arrabbiature… a ognuna di queste persone sarebbe necessario dire grazie ogni volta che si può. Perché senza di loro “il tuo libro”, non sarebbe mai diventato “un libro” sarebbe rimasto solo… il tuo testo. Ecco, appunto: grazie!
Voglio dire… un testo forse ci appartiene, un libro viceversa è – inevitabilmente – degli altri. Ecco perché nel backstage ho desiderato presentarvene qualcuna. Sì, non ve l’ho detto al principio: è un autobus sempre carico di belle persone.