
Sono stato invitato dal comune di San Lazzaro di Savena (Bologna) per partecipare a un incontro del “ciclo sui padri” intitolato “Astropapà” promosso dal Comune, la Cooperativa Accaparlante , il Centro Documentazione Handicap e in collaborazione con Associazione Futura Persone Down, famiglie e amici.
E non ho saputo dire di no, soprattutto per quelle due accezioni finali: famiglie e amici. Perché è un periodo della mia vita che sento desiderio di ambedue, mentre sapevo (onestamente) poco di tutte le altre sigle.
Ormai è noto, ogni volta che seguo il pesciolino in uno dei suoi giri finisce sempre con il tradire le mie attese, cioè con lo stupirmi. Mi ero preparato all’idea di un piccolo incontro in un paesino nella provincia di Bologna, fra genitori con il desiderio di un confronto, che è sempre cosa graziosa ma che nel tempo può diventare monotematica e un poco anche monotona.
Invece mi sono ritrovato di fronte a un pubblico non numeroso, ma incredibilmente preparato. In ogni singolo intervento mi sono reso conto della ricchezza, della profondità e dello spessore dei partecipanti. Nessuno era lì per caso, nessuno era un genitore smarrito e men che meno in attesa di un messaggio di conforto o uno slancio di ottimismo. Ma erano tutti lì per suggerire, provare a capire, interrogarsi, decidere quale fosse il modo migliore per cambiare lo “sguardo” che di solito si dà alla diversità.
A cominciare dai responsabili del comune che ci ospitava. Un comune in grado di creare spazi adeguati e iniziative di qualità. E a farci intendere che esiste anche un modo dignitoso e utile per spendere i nostri soldi.
E poi c’era tanta intensa umanità, mostrata fin da principio da Annalisa Brunelli delicata nella sua presenza, ma attentissima e valida rappresentante di quell’Accaparlante che va conosciuta per la beauté imposante di quel che realizza – andate, andate a curiosare. C’era poi a condurre un certo Roberto Parmeggiani, scrittore e formatore di spessore, ma sopra ogni cosa ragazzo dotato della stupefacente capacità di ricomporre tutte le mie (ampie) digressioni in frasi condensate e dense di significato. Per conoscerlo meglio – andate, andate a curiosare.
C’era anche un filosofo Gianfranco Caramella, venuto da Genova che nella vita fa altro, ma capace di sottolineare e farmi intendere come un «luogo» d’amore privilegiato non può essere in «tutti i posti». Cioè che non può essere preteso e forse neppure donato apertamente a tutti, o meglio che esiste un sacro che ci riguarda, e deve rimanere in una cerchia d’amore ristretta, per intenderci quella che spetta a un figlio.
E si capisce che lo dice solo perché, pur in quel tourbillon di stimoli, ha la sensibilità di capire quanto la cosa mi faccia soffrire. Lo dice in sostanza perché mi vuole bene, pur non conoscendomi, Uomo magnifico, anche lui fa tante, tante cose interessanti – andate, andate a curiosare. Se ha una pecca è che, alla fine, neppure uno di quei vasetti di pesto conservati nel portabagagli, mi ha regalato.
E poi c’erano le splendide persone dell’associazione Futura, quel Michele Vit, che tutti vorremmo come Presidente, perché firma sempre quel che i soci decidono, assicurandosi unicamente che quel hanno deciso sappia di buono. E quel Maurizio Sgarzi, presidente dell’associazione Percorsi per la pace, senza il quale niente di tutto questo sarebbe accaduto e che mi invita a camminare scalzo per dare forza alla causa dei migranti, si può chiedere di più? E pur essendo la giornata dei papà, sento l’obbligo di ricordare anche Roberta, mamma di Agnese, capace di donare coraggio fermezza e resistenza proprio quando la vita decide di tirare calci violenti e scorretti. Che fortuna averla accanto.
E mi spiace di non riuscire a ricordare i nomi di tutti gli altri, uomini o donne che siano, perché hanno fatto parte di questa serata di ricchezza, arricchendola ognuno nella diversità. Certo, c’è stata anche una cena, in una trattoria persa fra la nebbia, dove più dei sapori splendidi (a cui l’Emilia in fondo mi ha abituato) a stupirmi sono state ancora una volta le sfumature dei sapori che ho colto fra le persone del tavolo. Che belle persone, tanto da far apparire intelligente e bello (dentro) anche me.
Mi è parso d’essere entrato d’incanto in una «famiglia», cioè in un luogo dove le cose risuonano fra te e gli altri in identico modo. Come tra amici. Vedete? quelle due parole che fin da principio m’avevano interessato.
E se poi ci mettete che il mattino successivo, per il saluto finale viene scomodato un bimbo dal viso dolcissimo e che l’infaticabile Maurizio si mostra tanto paziente da portarmi anche a salutare Virginia Mancaniello, un’artista napoletana che vive a Bologna e ogni volta è un piacere incontrare. E che lo so, vi sembra entrarci poco con questa storia – ma c’entra – perché anche lei, cos’altro è, se non una mamma piena d’amore per il suo piccolo neoarrivato Diego? Una mamma cui la vita ha dato il dono d’una voce incredibile, capace di strappare emozioni, e allora godiamocela – andate, andate a ascoltare.
Sommate, tutte queste belle cose, mi fanno capire che la fugace avventura è stata in verità un inatteso trionfo. Qualcosa che aiuta a guardare con ottimismo al futuro, per quanto gli inquieti segnali di questa Società, più impaurita frammentata e schizofrenica (che liquida) inducano e ci indirizzino a un pensare contrario.
E non perdetevi la rivista!
Beh, l’avete capito è stata una gioia (di grande ricchezza) diventare – per un giorno – un Astropapà.
Così che altro dire? Semplicemente, grazie a tutti.
Ah, la foto… c’è perché la mia webmaster ci tiene che ogni articolo abbia una foto … ma quando ci si sente come in famiglia si può persino essere tanto sciocchi da dimenticarsi di scattare una foto… e un momento prima di partire ho dovuto fare da me!, così che almeno una specie di souvenir ci fosse.
Serve anche a rammentare che c’è un concorso in scadenza, non mancatelo!