È una giornata calda e bella, impegnativa. Ci prendiamo un momento di pausa. Sediamo uno vicino all’altro. Francesco fa scorrere il suo ditino sul marmo del nostro inventato divano. Poi si volta e mi guarda, con estrema semplicità mi dice: «Sulla stessa pietra». Gli sorrido e sul momento rimango a godere del sole che tiepido mi batte sul viso. Poi ci ripenso… Lo fisso, lui ė di nuovo tornato a carezzare il marmo. Cerca fra quelle piccole crepe qualcosa, forse un significato. Penso che la sua ricerca somiglia alla mia, perché ora la sua frase suona nella mia testa in maniera completamente diversa. Ha perso la sua ingenuità. Si riempie di un contenuto diverso, profondo e bello. Ha in sé qualcosa di epico. Io (padre) e tu (figlio): sulla stessa pietra. Mi sembra sia la voce rauca di un filosofo a pronunciarla, non sono più le semplici parole di un bambino. Sarà per la spada di sole che mi attraversa il viso, ma mi viene in mente Quasimodo. Poi mi assale il dubbio che – più semplicemente – questa sapienza, non sia in lui, ma soltanto nella mia volontà di andare a cercarla, nell’ostinato bisogno di voler dare spiegazioni a quelle che sono semplici casualità. Una frase, una pietra, un momento di pausa e il sole. D’altro canto trovare un nesso logico, dei riferimenti, una verità finale è parte del mio mestiere, e in qualche maniera parte della vita di ognuno di noi. Fatichiamo a muoverci privati di senso. Eppure mi ricordo di quante altre volte mio figlio mi ha riempito di stupore. Quante volte ho creduto che nel suo cuore fosse nascosta una sapienza che ai più sfugge o che se non è in lui, comunque a lui riesce di andare a catturarla fra i segreti dal cuore eterno che pulsa sopra al mondo. Quello che Jung definirebbe “inconscio collettivo”. Deve possedere una chiave speciale per aprire la porta. Chissà. Il suo dito si ferma in un incavo del marmo dove è presente ancora un poco d’acqua. E fermo lì anche i miei pensieri. Qualcuno ci chiama, la pausa è finita. Ci alziamo, ma non mi abbandona l’idea che andiamo a vivere un’avventura che nessun poeta (neppure dell’antichità) ha ancora mai scritto. Insieme, sulla stessa pietra.
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