
Chi non ha il coraggio non se lo può dare, sostiene Don Abbondio, nei Promessi Sposi ma mio figlio mi ha insegnato che è una affermazione falsa e pericolosa. Come quasi tutte quelle che Manzoni fa pronunciare a Don Abbondio. È vero il contrario. dobbiamo trovare ogni volta la forza di “darci coraggio”. Perché non esiste vita che abbia senso, se sprovvista di coraggio.
Il coraggio ci è essenziale, quasi quanto il respiro. L’ho compreso attraverso mio figlio.
E non si tratta di mostrare un comportamento eroico in un momento di pericolo. Tutt’altro, il coraggio di cui abbiamo bisogno è quello che permette, anche in modo discreto, di fare o affermare in ogni situazione ciò che riteniamo vero. Riguarda l’essere se stessi. Mio figlio mi ha dato la certezza che è sempre la mancanza d’uso del coraggio che ci impedisce di diventare ciò che realmente siamo. Ognuno di noi nasce con un particolare talento e solo attraverso un gesto sincero e privo di condizionamenti può dare mostra delle proprie virtù e contribuire a arricchire la società di cui è parte.
Francesco mi ha fatto scoprire l’inutilità che c’è nel timore di cadere e essere derisi. Mi ha insegnato come gli sforzi che facciamo per allargare e sviluppare la nostra vita si scontrano continuamente con delle resistenze, che possono essere paura, pregiudizi, diffidenza, invidia, cattiveria o le altre meschinità di cui è capace l’essere umano. E sono resistenze che troveremo sempre fuori e soprattutto dentro di noi. Ma è solo andando oltre questi ostacoli che riusciremo a manifestare la nostra autenticità.
Attraverso mio figlio ho compreso che l’uso del coraggio sviluppa la fiducia, in noi stessi e negli altri. È possibile farlo anche vivendo in questa alienata realtà quotidiana. Frequentare la disabilità in tal senso è illuminante. Nel mondo della disabilità ogni piccolo gesto si fonda essenzialmente su una reciproca fiducia, su una base di accoglienza di ciò che è diverso. Puoi ingannare un diversamente abile intellettivo con estrema facilità e per quanto possa sembrarti strano puoi essere ingannato da un diversamente abile intellettivo in tantissimi altri (sottili) modi. Ma se instauri la relazione sull’inganno e sulla falsità (pur se a fin di bene) il tuo rapporto con lui in breve tempo diventerà un inferno. E solo se sarai intelligente e molto fortunato capirai nel tempo il non senso di quel che stai realizzando.
La nostra paura più grande non risiede nell’accogliere le debolezze dell’altro ma soprattutto nel saper accogliere e manifestare le nostre debolezze. Occorre essere audaci, perché un incontro si realizzi in modo sincero. Occorre essere disposti a rischiare, a rimanere nel gioco anche quando il gioco si fa imbarazzante, anche quando non ci si sente adeguati.
Ho capito anche che, diversamente da quel che si crede, l’audacia non è in contrapposizione alla saggezza, ma ne è un pilastro. La saggezza, fin da prima di Socrate, non è altro che la conoscenza di sé. E non possiamo arrivare a conoscere noi stessi senza una grande dose di audacia e di coraggio.
L’uso del coraggio, in buona sostanza, ci permette di fuggire dalla nostra comoda infelicità.
Per inteso, io non ho particolari meriti, mio figlio con la sua nascita mi ha reso un uomo intrepido per necessità. Grazie a lui ho compreso che era necessario usare il coraggio. Non avevo altro elemento per cambiare direzione alla mia vita. Ma grazie a lui ora sono anche certo che non c’è niente di cui aver paura. Niente che non possa essere affrontato.
Prima di mio figlio riuscivo a realizzare la maggior parte dei miei propositi, ma oggi so che lo facevo perché ero un uomo di paura. Realizzavo spesso cose che non mi appartenevano. Oggi viceversa forse colleziono molti più “insuccessi”, ma so che raramente i miei tentativi nascono da qualcosa che non sia mio.
Ecco, mio figlio mi ha obbligato ad attingere al coraggio che è sempre presente dentro di noi. Ma mi preme specificare che il coraggio per il grande gesto è importante, però spesso è imposto. Imprescindibile alla situazione. Mentre è molto più importante il coraggio che mettiamo nelle piccole cose, nel quotidiano; perché è questo che realizza la differenza. Quello che fa di noi essere umani autentici o qualcosa di meno. Questo coraggio a me ancora spesso sfugge. È il tipo di coraggio che trovo nelle madri; e per questo – infinite volte – le ringrazio.
Ecco, l’invito che mio figlio mi ha fatto nascendo è lo stesso che io ora giro a voi… prima di agire o di decidere, abbiate sempre la forza di intingere il dito nel coraggio del vostro cuore. Non è facile, non è scontato ma è alla base della nostra felicità.
Maestro Chicco docet.