Poco meno di 6 minuti che sanno di integrazione e “normalità”. La tipa wild è il titolo della puntata che vede protagonisti, nel ruolo di loro stessi, Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini seduti attorno a un tavolo a commentare la notte brava appena trascorsa. Luigi ha incontrato una ragazza la sera prima, una “tipa un po’ wild”, appunto. E ora si è innamorato, non c’è niente da fare. Ma c’è qualcosa di importante che proprio non ricorda, complici droga e alcool.
“Volevamo rendere plausibile una visione cercando di ignorare del tutto lo stigma – racconta Luca Vecchi, che spera di diventare regista – Anzi volevamo che lo stigma, per candore, si ritorcesse in qualche modo contro il protagonista di questa vicenda, ovvero Luigi. Solo dopo aver proiettato il nostro lavoro in anteprima nella sede dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) e aver ricevuto i loro complimenti, abbiamo capito di esser riusciti in qualche modo a render giustizia a una tematica di natura sociale. D’altronde – continua – solo chi lavora a stretto contatto con individui normalmente stigmatizzati come i down poteva darci un giudizio più lucido sulla cosa”.
“Ogni nostra idea ha necessariamente qualcosa a che fare con la realtà e nasce comunque da lì, che lo si voglia oppure no. Ovviamente il modo di affrontarla viene più volte rimesso in discussione e rielaborato per render più giustizia possibile all’idea che c’è a monte specie in questo caso che la tematica non era poi così usuale, si è cercato di dosare i vari ingredienti nella maniera più oculata possibile”.